BEATI I COSTRUTTORI DI PACE.

 

Sono le quattro del mattino della vigilia della Santa Pasqua 1999, l'ultima di questo secondo millennio. Sono le quattro del mattino e non sono più capace di dormire: questa frase del Vangelo continua a volteggiare nella mia mente mentre infuriano i bombardamenti sulle città jugoslave e mentre è in corso l'ennesima "pulizia etnica" a pochi passi da casa nostra. L'ultima brutta notizia è la partenza di una flotta russa da Sebastopoli, sul Mar Nero, alla volta dell'Adriatico.

 

La CNN trasmette immagini di macchine da guerra in partenza da aeroporti italiani e da navi nel nostro Mare Adriatico, il "nostro" Mare Adriatico, quello su cui abbiamo regatato sino a ieri e su cui vogliamo continuare a regatare.

 

"Beati i costruttori di Pace"! Le parole sante mi danno il coraggio di continuare a sperare nella fine di questa follia collettiva e la forza di andare avanti nei preparativi del Campionato del Mondo della nostra Classe FJ che sarà ospitato a Porto San Giorgio nella seconda metà di Luglio. Con gli amici della sezione Vela della Lega Navale Italiana siamo impegnati a contattare proprietari di FJ che possano mettere a disposizione imbarcazioni per equipaggi che giungono da altre parti del globo: Stati Uniti, Giappone, Corea, forse Russia, ma la parte che si affaccia sul Pacifico, a Vladivostock.

 

Mi sembra impossibile che tutti i nostri sforzi possano essere vanificati da una follia che si chiama "guerra" o se vogliamo "politica". Noi cerchiamo di avvicinare i popoli e soprattutto i giovani facendo in modo che si incontrino, si conoscano, fraternizzino tra loro.

 

Nel piccolo della nostra Classe Internazionale cerchiamo di portare la nostra briciola di Pace pensando che continuare ad organizzare una manifestazione internazionale su un mare ora teatro di guerra possa esorcizzare lo spettro di una tragedia immensa.

 

Beati i costruttori di pace.

 

Franco LACQUA

 

 

P.S. Scusate questo mio sfogo, l'ennesimo, ma la parola "guerra" mi angoscia veramente. Già la violenza esula dalle menti di chi sportivamente affronta mare e vento in regata, figuriamoci la violenza elevata ad assassinio, da qualunque parte esercitata.

 

 

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